La chiesa di Santa Maria della Clemenza è una chiesa sconsacrata di Roma, nel rione Trastevere, situata in Vicolo del Piede, 13/A.
La piccola chiesa risale ai primi anni del XVII secolo. Nel 1675 essa fu concessa all’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento di Santa Maria in Trastevere, dicitura che si può leggere ancora oggi nell’architrave sopra la porta d’ingresso. Particolare oggetto di culto era un’icona bizantina dell’VIII secolo, raffigurante la cosiddetta “Madonna della Clemenza”.
Dopo il 1870 rimase chiusa per diciotto anni; quindi, restaurata ed ampliata, fu riaperta al culto il 10 marzo 1888. Sopra la porta, nell’interno, si trovava un’epigrafe in marmo, postavi dai confratelli nel 1705, a ricordare i benefici e i privilegi con i quali Clemente XI, già primicerio e poi protettore della confraternita, la decorò assieme all’altare del piccolo oratorio.
Quando la confraternita cessò di esistere ai primi del Novecento, l’oratorio fu sconsacrato ed adibito ad usi civili.
La Madonna della Clemenza è una delle cinque icone mariane altomedievali conservate a Roma. Si trova nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, in una cappella posta a sinistra dell’altare maggiore costruita appositamente dal cardinale Marco Sittico Altemps e, secondo l’ipotesi di Carlo Bertelli, ideata dal canonico polacco della chiesa trasteverina Thomas Treter e ultimata nel 1592-1593. Erano i tempi contrastati della Controriforma romana e l’immagine venne percepita come una reliquia, un oggetto di culto posto sopra l’altare per proteggere e diffondere i valori della fede cattolica.
Tuttavia, mentre il ruolo simbolico e il valore sacro venivano sottolineati da questo contesto sontuoso, l’aspetto figurativo dell’immagine passava in secondo piano: posta sopra l’alto altare, l’icona era racchiusa dentro una sorta di edicola su due colonne, la quale a sua volta era inserita in una nicchia rettangolare.
“…Basilica, que appellantur sancta Maria trans Tyberis. Ibi est imago sanctae Mariae que per se facta est” (Catalogo di Salisburgo)
L’immagine ritenuta “acheropita” cioè non dipinta da mani d’uomo ma “fatta per suo tramite” (que per se facta est) cui fa riferimento l’autore del Catalogo di Salisburgo del VII secolo è molto probabilmente l’antica della Madonna della Clemenza datata tra il VI e il VII secolo (una delle più antiche conservate in Occidente) e conservata a Santa Maria in Trastevere nella Cappella Altemps. Si ritiene, tra l’altro, che sia stata proprio la presenza di questa icona a motivare l’intitolazione della Basilica alla Madre di Dio.
Realizzata ad encausto, antica e raffinata tecnica di pittura nella quale il colore è mescolato con la cera fusa, questa grande icona dipinta su tre tavole di pino raffigura la Vergine Maria vestita e adorna di gioielli come una basilissa bizantina, un’imperatrice, seduta in trono con il Bambino sul suo grembo. Ai suoi piedi in basso a destra il papa orante.
Maria, per aver concepito il figlio di Dio ha assunto la regalità nei cieli. E’ questo il mistero che è raffigurato nell’icona e sottolineato dalla presenza degli angeli posti alle sue spalle e dall’iscrizione sul bordo dell’icona che, seppur lacunosa, recita: “Poiché Dio stesso si fece dal tuo ventre… i principi degli angeli ristanno e stupiscono di Te che porti in grembo il Nato…“.
E’ proprio in Occidente, a Roma, sede ecclesiale lontana dalle lotte iconoclaste che causarono la distruzione di numerosissime immagini, che si sono conservate le icone più antiche, espressione artistica della Chiesa indivisa; di questo gruppo di antiche icone dipinte tra il VI e l’VIII secolo fa parte anche l’Icona della Clemenza che, seppur grandemente danneggiata, manifesta un’interessante e reciproca influenza tra lo stile bizantino e quello romano e rimanda idealmente all’Unità tra Oriente e Occidente. La tavola esprime nel linguaggio artistico e nel contenuto religioso i valori della Chiesa di Roma dove Maria è anche figura della Chiesa, Madre di Dio e della Chiesa di Roma rappresentata dal papa che si prostra ai suoi piedi – forse Giovanni III (561-574) o Benedetto I (574-579) suo successore.